martedì 9 febbraio 2016

State senza pensier e andate a vedere la nuova camorreide Milionari, tratto dal quasi omonimo libro e diretto dall'ottimo Alessandro Piva. Sempre bravi il siciliano Francesco Scianna e l'umbro-toscana Valentina Lodovini che recitano (bene) in napoletano. Ma ancora più bravi (sporchi e cattivi) i napoletani veraci di contorno, su tutti l'infamissimo 'o Piragna, Salvatore Striano. Prodotto da CRC e Rai Cinema, distribuito da Europictures e Seminal film in 50 (troppo poche!) copie (di cui 30 in Campania!), dall'11 febbraio (finalmente) al cinema. Durata: 104 minuti (pochi, se fosse durato 3 ore... altro che Gomorra!!!)




2013. Il salernitano Alessandro Piva gira I Milionari, realizzato "su commissione" per volontà del PM Luigi Alberto Cannavale e l'ex poliziotto Giacomo Gensini, scrittori de I Milionari. Ascesa e declino dei signori di Secondigliano. Basato sulle inchieste reali condotte dai due, alla fine degli anni '90, per smantellare il clan Di Lauro in piena guerra fratricida (la scissione che portò alla sanguinosa Faida di Scampia tra il 2004 e il 2005), il libro (e il film) racconta la storia di Maurizio Prestieri, capo camorrista del clan secondiglianese, ribattezzato Marcello Cavani (come il grande ex giocatore del Napoli calcio, Edinson), ma chiamato da tutti Alendelòn e i suoi conflitti interiori.

L'attesa, almeno per me, era spasmodica. Il suo primo lungometraggio, del 1999 La CapaGira, tutto in dialetto barese con i sottotitoli, mi folgorò e, visti i vari David e Ciak vinti, a quanto pare, non solo a me. Poi vennero gli altrettanto riusciti Mio cognato, con la coppia Rubini-Lo Cascio e il noir Henry con Gioè e Crescentini. L'uscita del suo nuovo film era prevista per il 2015, tant'è che, nell'ottobre dello stesso anno, viene presentato alla Festa (o Festival!?) del cinema di Roma. Poi, il silenzio. Fatto sta che finalmente, dopo un anno e proprio all'alba della seconda stagione del cult Sky Gomorra-la serie, arriva nei cinema Milionari (senza l'articolo I come inizialmente previsto). Per i fan del genere mafia-gangster-movie, come me, è stato una goduria: violento e sanguinolento, introspettivo ma contemporaneamente di forte impatto visivo, con una Napoli "a mano armata" che fa paura, un montaggio serratissimo (dello stesso Piva) e una regia asciutta. Le musiche neomelodiche, Alunni del Sole compresi, e i volti (neo)realisti dei personaggi fanno il resto. Anzi alla fine avresti voluto che durasse di più, magari con le scene che quasi sicuramente sono state tagliate. Ma evidentemente per scelte produttive e/o distributive si è deciso di farlo durare solo 104 minuti. Ma va bene così.

Il film parte dagli anni settanta, con un Marcello Cavani bambino (che crescendo prenderà le sembianze di Francesco Scianna, il bravo interprete di Baarìa di Tornatore), suo fratello Gennaro (da grande Carmine Recano), la madre ma soprattutto il padre che lo spinge a studiare. Il padre muore Marcello cresce, si innamora di Rosaria (la bellissima Valentina Lodovini, come sempre in un ruolo difficili e di spessore), che sposerà, e insieme al fratello, inizia a frequentare la malavita. Con loro l'amico Babbà (Francesco Di Leva) e Don Carmine, alias il boss Paolo di Lauro ovvero Ciruzzo o' milionario interpretato alla grande dal figlio del cantante e attore Nunzio Gallo, Gianfranco. Tra giri di droga e di diamanti, il clan si espanderà e conquisterà Napoli, ma Marcello che tutti inizieranno a chiamare Alendelòn, è sempre combattuto sulla sua vera natura, anche perchè la moglie Rosaria vuole una vita tranquilla con i loro figli. Ma i tempi d'oro finiranno e Marcello dovrà fare i conti con la dura vita del carcere. Menzione speciale per l'ex ergastolano Salvatore Striano che intepreta l'immortale o 'Piragna, capozona che scatenerà l'inferno e per il piccolo cameo che si ritaglia Piva all'interno del film.

La conferenza si è svolta (e per me era la prima volta) nella piccola sala d'essai Caravaggio di Roma (quartiere Parioli), che ha riaperto meno di 2 mesi fa (e questo è un bene per il cinema). Ci sono tutti i protagonisti, il regista e in prima fila anche gli attori da adolescenti e alcuni coprotagonisti.
"Diciamo che mi sono ispirato più a Il camorrista di Tornatore o a Certi bambini dei fratelli Frazzi, a Scorsese e De Palma, che non a Gomorra. Ho cercato di lavorare più sulle psicologie, su quello che c'è dietro l'azione, con la location di una Napoli ad alto tasso di criminalità. Roberto Saviano ha apprezzato il film e anche il fatto che non abbia calcato la mano sull'action" apre soddisfatto il regista.
Una Valentina Lodovina in splendida forma prende la parola: "Mi ha affascinato il progetto perchè racconta il Paese, quello che vediamo nel film lo vedo anche oggi e non solo in Campania, mi viene in mente il terremoto a L'Aquila e alla questione degli appalti. Un film disumanamente e tristemente attuale. Per interpretare Rosaria ho dovuto apprendere i codici della criminalità, tipo l'omertà e il mio personaggio va oltre, fa finta di non vedere e non sapere"
Per spiegare il personaggio di Alendelòn , Scianna spiega: "Già in fase di scrittura ho capito che fosse un film fuori dai clichè del camorrista classico, un personaggio che vive grandi contraddizioni interne. Ero sicuro che Alessandro avrebbe dato una nuova chiave di lettura, per me non è stato facile entrare e uscire dal personaggio buono a quello cattivo"
Riprende la parola Piva per spiegare il suo rapporto con la Campania: "Sono nato a Salerno, ho conosciuto amici dei Nuvoletta, mio zio aveva l'ippodromo clandestino a Ponte Cagnano, quindi ci sono affezionato. Dedico il film alla mia famiglia".
E a proposito della recitazione in napoletano dei protagonisti aggiunge: "Francesco aveva due vocal coach per la pronuncia, il suo lavoro è stato maniacale. Valentina ne aveva una sola ed è stata meno maniacale, ma lei ormai è napoletana acquisita, a Napoli pensano sia napoletana, poi gli dici che non lo è e non ci credono, da quelle parti è amatissima. Certo che però se esamini bene, capisci che proprio di Napoli Napoli non è". E Valentina ribatte "Il fatto che sia sempre napoletana sul set è casuale. Devo a Marco Risi la mia prima esperienza napoletana, mi ha fatto fare 9 provini in italiano prima di darmi la parte per Fortapàsc. Alla fine invece mi ha detto che dovevo recitare in napoletano. Poi c'è stato Benvenuti al Sud e al Nord. Io Milionari lo paragono a Quei bravi ragazzi."
Scianna torna sul suo personaggio: "All'inizio il mio personaggio si chiamava o' Sicco e sono dimagrito, poi mi hanno detto che mi sarei chiamato Alendelòn e sono rimasto magro. Il mio è stato un lavoro meticoloso. Ho visto tanti documenti video per calarmi di più nel personaggio, per avere la cazzimma necessaria, ho studiato gli elementi fisici, ho fatto uno studio di come questa figura potesse vivere la sua contraddizione".
In chiusura Piva ci tiene ad aggiungere che mercoledì 10 febbraio ci sarà un incontro a Scampia, con il ministro della Giustizia Orlando, il sindaco De Magistris e Cannavale l'autore del libro per presentare il film. Poi porterà il film nelle scuole per parlare di legalità.

Per un approfondimento consiglio questa articolo http://www.repubblica.it/cronaca/2011/02/08/news/autoritratto_boss-12195454/ che Roberto Saviano ha scritto per Repubblica, esattamente 5 anni fa. Illuminante. 

L'oro di Napoli.

Nessun commento:

Posta un commento