State
senza pensier e andate a vedere la nuova camorreide Milionari, tratto
dal quasi omonimo libro e diretto dall'ottimo Alessandro Piva. Sempre
bravi il siciliano Francesco Scianna e l'umbro-toscana Valentina
Lodovini che recitano (bene) in napoletano. Ma ancora più bravi
(sporchi e cattivi) i napoletani veraci di contorno, su tutti
l'infamissimo 'o Piragna, Salvatore Striano. Prodotto da CRC e Rai
Cinema, distribuito da Europictures e Seminal film in 50 (troppo
poche!) copie (di cui 30 in Campania!), dall'11 febbraio (finalmente)
al cinema. Durata: 104 minuti (pochi, se fosse durato 3 ore... altro
che Gomorra!!!)
2013.
Il salernitano Alessandro Piva gira I Milionari, realizzato
"su commissione" per volontà del PM Luigi Alberto
Cannavale e l'ex poliziotto Giacomo Gensini, scrittori de I
Milionari. Ascesa e declino dei signori di Secondigliano. Basato
sulle inchieste reali condotte dai due, alla fine degli anni '90, per
smantellare il clan Di Lauro in piena guerra fratricida (la scissione
che portò alla sanguinosa Faida di Scampia tra il 2004 e il 2005),
il libro (e il film) racconta la storia di Maurizio Prestieri, capo
camorrista del clan secondiglianese, ribattezzato Marcello Cavani
(come il grande ex giocatore del Napoli calcio, Edinson), ma chiamato
da tutti Alendelòn e i suoi conflitti interiori.
L'attesa,
almeno per me, era spasmodica. Il suo primo lungometraggio, del 1999
La CapaGira, tutto in dialetto barese con i sottotitoli, mi folgorò
e, visti i vari David e Ciak vinti, a quanto pare, non solo a me. Poi
vennero gli altrettanto riusciti Mio cognato, con la coppia Rubini-Lo
Cascio e il noir Henry con Gioè e Crescentini. L'uscita del suo
nuovo film era prevista per il 2015, tant'è che, nell'ottobre dello
stesso anno, viene presentato alla Festa (o Festival!?) del cinema di
Roma. Poi, il silenzio. Fatto sta che finalmente, dopo un anno e
proprio all'alba della seconda stagione del cult Sky Gomorra-la
serie, arriva nei cinema Milionari (senza l'articolo I come
inizialmente previsto). Per i fan del genere mafia-gangster-movie,
come me, è stato una goduria: violento e sanguinolento,
introspettivo ma contemporaneamente di forte impatto visivo, con una
Napoli "a mano armata" che fa paura, un montaggio
serratissimo (dello stesso Piva) e una regia asciutta. Le musiche
neomelodiche, Alunni del Sole compresi, e i volti (neo)realisti dei
personaggi fanno il resto. Anzi alla fine avresti voluto che durasse
di più, magari con le scene che quasi sicuramente sono state
tagliate. Ma evidentemente per scelte produttive e/o distributive si
è deciso di farlo durare solo 104 minuti. Ma va bene così.
Il
film parte dagli anni settanta, con un Marcello Cavani bambino (che
crescendo prenderà le sembianze di Francesco Scianna, il bravo
interprete di Baarìa di Tornatore), suo fratello Gennaro (da grande
Carmine Recano), la madre ma soprattutto il padre che lo spinge a
studiare. Il padre muore Marcello cresce, si innamora di Rosaria (la
bellissima Valentina Lodovini, come sempre in un ruolo difficili e di
spessore), che sposerà, e insieme al fratello, inizia a frequentare
la malavita. Con loro l'amico Babbà (Francesco Di Leva) e Don
Carmine, alias il boss Paolo di Lauro ovvero Ciruzzo o' milionario
interpretato alla grande dal figlio del cantante e attore Nunzio
Gallo, Gianfranco. Tra giri di droga e di diamanti, il clan si
espanderà e conquisterà Napoli, ma Marcello che tutti inizieranno a
chiamare Alendelòn, è sempre combattuto sulla sua vera natura,
anche perchè la moglie Rosaria vuole una vita tranquilla con i loro
figli. Ma i tempi d'oro finiranno e Marcello dovrà fare i conti con
la dura vita del carcere. Menzione speciale per l'ex ergastolano
Salvatore Striano che intepreta l'immortale o 'Piragna, capozona che
scatenerà l'inferno e per il piccolo cameo che si ritaglia Piva
all'interno del film.
La
conferenza si è svolta (e per me era la prima volta) nella piccola
sala d'essai Caravaggio di Roma (quartiere Parioli), che ha riaperto
meno di 2 mesi fa (e questo è un bene per il cinema). Ci sono tutti
i protagonisti, il regista e in prima fila anche gli attori da
adolescenti e alcuni coprotagonisti.
"Diciamo
che mi sono ispirato più a Il camorrista di Tornatore o a Certi
bambini dei fratelli Frazzi, a Scorsese e De Palma, che non a
Gomorra. Ho cercato di lavorare più sulle psicologie, su quello che
c'è dietro l'azione, con la location di una Napoli ad alto tasso di
criminalità. Roberto Saviano ha apprezzato il film e anche il fatto
che non abbia calcato la mano sull'action" apre soddisfatto il
regista.
Una
Valentina Lodovina in splendida forma prende la parola: "Mi ha
affascinato il progetto perchè racconta il Paese, quello che vediamo
nel film lo vedo anche oggi e non solo in Campania, mi viene in mente
il terremoto a L'Aquila e alla questione degli appalti. Un film
disumanamente e tristemente attuale. Per interpretare Rosaria ho
dovuto apprendere i codici della criminalità, tipo l'omertà e il
mio personaggio va oltre, fa finta di non vedere e non sapere"
Per
spiegare il personaggio di Alendelòn , Scianna spiega: "Già in
fase di scrittura ho capito che fosse un film fuori dai clichè del
camorrista classico, un personaggio che vive grandi contraddizioni
interne. Ero sicuro che Alessandro avrebbe dato una nuova chiave di
lettura, per me non è stato facile entrare e uscire dal personaggio
buono a quello cattivo"
Riprende
la parola Piva per spiegare il suo rapporto con la Campania: "Sono
nato a Salerno, ho conosciuto amici dei Nuvoletta, mio zio aveva
l'ippodromo clandestino a Ponte Cagnano, quindi ci sono affezionato.
Dedico il film alla mia famiglia".
E
a proposito della recitazione in napoletano dei protagonisti
aggiunge: "Francesco aveva due vocal coach per la pronuncia, il
suo lavoro è stato maniacale. Valentina ne aveva una sola ed è
stata meno maniacale, ma lei ormai è napoletana acquisita, a Napoli
pensano sia napoletana, poi gli dici che non lo è e non ci credono,
da quelle parti è amatissima. Certo che però se esamini bene,
capisci che proprio di Napoli Napoli non è". E Valentina
ribatte "Il fatto che sia sempre napoletana sul set è casuale.
Devo a Marco Risi la mia prima esperienza napoletana, mi ha fatto
fare 9 provini in italiano prima di darmi la parte per Fortapàsc.
Alla fine invece mi ha detto che dovevo recitare in napoletano. Poi
c'è stato Benvenuti al Sud e al Nord. Io Milionari lo paragono a
Quei bravi ragazzi."
Scianna
torna sul suo personaggio: "All'inizio il mio personaggio si
chiamava o' Sicco e sono dimagrito, poi mi hanno detto che mi sarei
chiamato Alendelòn e sono rimasto magro. Il mio è stato un lavoro
meticoloso. Ho visto tanti documenti video per calarmi di più nel
personaggio, per avere la cazzimma necessaria, ho studiato gli
elementi fisici, ho fatto uno studio di come questa figura potesse
vivere la sua contraddizione".
In
chiusura Piva ci tiene ad aggiungere che mercoledì 10 febbraio ci
sarà un incontro a Scampia, con il ministro della Giustizia Orlando,
il sindaco De Magistris e Cannavale l'autore del libro per presentare
il film. Poi porterà il film nelle scuole per parlare di legalità.
Per
un approfondimento consiglio questa articolo http://www.repubblica.it/cronaca/2011/02/08/news/autoritratto_boss-12195454/ che Roberto Saviano ha
scritto per Repubblica, esattamente 5 anni fa. Illuminante.
L'oro di
Napoli.
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